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06
Nov

L'antica miniera diventa museo

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Recuperare i siti minerari ed estrattivi  e valorizzarli come ampie aree museali, con valenza turistica e ricreativa. E’ l’intento del disegno di legge “Norme per il recupero e la valorizzazione dei siti estrattivi a fini museali, turistici e ricreativi”, approvato dal Consiglio regionale della Liguria, con il voto favorevole di tutti i consiglieri tranne i tre consiglieri della Lega Nord Liguria Padania, che si sono astenuti.

ll disegno di legge della giunta è stato ispirato da una proposta  che aveva come primo firmatario Gino Garibaldi (Ncd) e sottoscritta anche da un altro componente del suo gruppo, Alessio Saso. E’ stato lo stesso Garibaldi a sottolinearlo in aula, nel rimarcare l’importanza della legge che consente il rilancio di aree dell’entroterra. Garibaldi ha anche presentato alcuni emendamenti migliorativi del testo, sottoscritti da Franco Rocca (Ncd). Bocciato, invece, un altro emendamento che, però, sarà trasformato in ordine del giorno, come confermato dall’assessore alle risorse economiche, Sergio Rossetti. La modifica in questione riguarda l’istituzione di parchi “geominerari”, già prevista dal testo presentato a suo tempo da Garibaldi.  Per parchi geominerari si intendono «complessi di siti minerari attivi o dismessi ricadenti in un unico ambito territoriale ed accomunati da un’attività estrattiva simile».

La Lega ha preferito astenersi perché, secondo quanto spiegato da Francesco Bruzzone,  per le operazioni di recupero occorrono ingenti investimenti, come accaduto per  la miniera di Gambatesa.

Ma vediamo nel dettaglio la legge. In particolare la Regione disciplina le procedure tramite le quali possono essere autorizzati interventi volti a  promuovere la conoscenza e preservare la memoria dell’industria e del lavoro della comunità ligure; favorire il ripristino ambientale degli ambiti interessati dalle coltivazioni, in specie se degradati o in stato di abbandono; favorire la ricerca, la formazione, l’educazione e la divulgazione scientifiche;ampliare l’offerta turistica e le occasioni di fruizione consapevole del territorio regionale; contribuire allo sviluppo sostenibile di aree economicamente fragili;assicurare una fruizione pubblica in sicurezza dei siti valorizzati preservandone le caratteristiche essenziali. Sono oggetto di recupero e della valorizzazione i siti estrattivi che hanno valenza geologica, naturalistica, tecnologica, sociale, storica e culturale, nonché i manufatti, i macchinari e le attrezzature di lavoro, le documentazioni aziendali, iconografiche, librarie, testimoniali ad essi relativi. Nel caso di beni riconosciuti di interesse culturale, il recupero e la valorizzazione vengono compiuti nel rispetto del principio di cooperazione fra lo Stato, le Regioni e gli enti locali Gli interventi di recupero e valorizzazione  e riguardano siti estrattivi dismessi o abbandonati  e siti in attività di coltivazione.

Per realizzare l’obiettivo della legge, la Regione, tra l’altro, effettua la ricognizione dei siti, compresi gli impianti e le attrezzature ad esso relativi, che possono essere riutilizzati quali ambiti museali, turistici, ricreativi. Gli interventi di recupero e valorizzazione che implicano la realizzazione di apposite sistemazioni permanenti ed una organizzazione stabilmente strutturata, sono oggetto di autorizzazione regionale.Gli interventi sono promossi dai proprietari ovvero da altri operatori privati, dai Comuni, dagli enti gestori delle aree naturali protette, da altri enti pubblici, anche in consorzio fra loro, che abbiano la disponibilità giuridica dei beni interessati.

La domanda di autorizzazione, secondo le vigenti disposizioni in materia di semplificazione del procedimento amministrativo, è presentata alla Regione, ovvero, nel caso ricorrano i presupposti, presso lo sportello unico previsto per le attività produttive o presso l’amministrazione pubblica titolare del procedimento concertativo.La Giunta regionale può approvare criteri e linee guida per le modalità di valorizzazione e per la presentazione delle relative domande di autorizzazione.

La Regione, mediante il catasto dei siti estrattivi acquisisce dati utili ai fini dell'attività di pianificazione e di programmazione delle attività estrattive, nonché ai fini della riqualificazione ambientale dei siti dismessi, attuabile anche attraverso specifici interventi di riutilizzo dei siti sotto il profilo produttivo, urbanistico, ambientale, storico-culturale e la loro messa in sicurezza sotto il profilo idro-geomorfologico”.

Il soggetto titolare dell’autorizzazione è tenuto a nominare come responsabile della sicurezza un professionista abilitato per le attività, a impiegare operatori appositamente formati ed a curarne il periodico aggiornamento; a fornire ai fruitori appositi dispositivi di protezione individuale. 

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